Ieri: la Storia

Com'era il Forte 26 anni fa

Il Forte di Fenestrelle fece il suo ingresso sul palcoscenico della Storia nell’autunno del 1727, quando l’ingegner Ignazio Bertola, su richiesta del re Vittorio Amedeo II, presentò il progetto di un’opera che aveva del fantastico: una grande muraglia, costellata da più opere fortificatorie, posta a sbarramento della valle del Chisone contro le invasioni straniere.

La sua architettura ha dell’incredibile: si sviluppa sul crinale della montagna per una lunghezza di oltre 3 chilometri, con una superficie complessiva è di 1.350.000 metri quadrati e un dislivello tra il primo e l’ultimo corpo di fabbrica di circa 600 metri. Osservandolo nel suo insieme ci si trova di fronte ad un’opera fuori da ogni canone, se riferito alle precedenti tecniche di difesa fortificatoria, per le sue gigantesche dimensioni e l’articolazione dei suoi fabbricati.

I lavori di costruzione iniziarono nella primavera del 1728 sotto la direzione dello stesso Bertola coadiuvato dall’ingegner Varino de la Marche, e si protrassero per oltre un secolo. L’ultimo cantiere chiuse nel 1850. Negli anni di maggiore impegno operativo, il numero degli addetti ai lavori superò le quattromila unità.

Poco alla volta nasceva quella che diventerà la più grande fortezza alpina d’Europa.
La denominazione Forte di Fenestrelle, con cui viene indicata, non è propriamente esatta in quanto non si tratta di un singolo forte, ma di un complesso fortificato composto da otto opere difensive, alcune grandi come il Forte San Carlo, ed altre piccole come la Ridotta Santa Barbara, ma ognuna di esse aveva un ruolo specifico nelle strategie di difesa.
Tutte le strutture sono collegate tra di loro attraverso percorsi sia interni sia esterni, ma soprattutto attraverso la nota “scala coperta”, un’opera che si distingue per la sua unicità: 4000 scalini, protetti da mura spesse due metri, s’inerpicano sul pendio della montagna, come una lunga galleria che si snoda ininterrottamente per più di due chilometri.

Il forte fu sempre un presidio militare e mantenne costantemente la sua funzione di sentinella e baluardo difensivo ma, come per tutte le fortezze, svolse anche il delicato compito di prigione di Stato. Le stanze dei suoi palazzi furono spesso adibite a celle di detenzione per personaggi di prestigio, mentre i cameroni delle caserme ospitarono i cosiddetti detenuti comuni: persone condannate per reati vari, militari rei di gravi trasgressioni e, da non dimenticare, un migliaio di soldati del conquistato Regno delle due Sicilie che vi rimasero circa un mese prima di essere inseriti nel nascente Esercito Italiano.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il forte subì un totale abbandono. La vegetazione iniziò ad invadere e scardinare le mura, tanto che tutto il complesso rischiava di trasformarsi in un rudere, vittima del tempo e dell’incuria umana.

Oggi, grazie all’Associazione Progetto San Carlo il Forte di Fenestrelle è un complesso monumentale aperto al pubblico da alcuni anni ed è diventato un luogo d’interesse per turisti e studiosi che attraverso le sue mura vogliono assaporare il fascino e i misteri della Storia.

Oggi: il Progetto San Carlo-Forte di Fenestrelle Onlus

Com'è il forte oggi

L'Associazione Progetto San Carlo- Forte di Fenestrelle Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) nasce dalla volontà di un gruppo di appassionati di recuperare e valorizzare il forte di Fenestrelle in accordo e con l’autorizzazione sia del proprietario (Agenzia del Demanio) che della Soprintendeza ai Beni Culturali.

Dopo essere stata abbandonata dall’esercito nel 1947, la fortezza per moltissimi anni fu dimenticata e lasciata al suo destino.
Soltanto a partire dal 1990 grazie all’impegno dei volontari dell’Associazione progetto San Carlo Onlus, il forte è tornato a rivivere.

Dopo i primi lavori di bonifica dalla vegetazione spontanea e di sgombero delle macerie, i componenti dell’associazione cominciarono ad organizzare le prime visite guidate aperte al pubblico, attivandosi, al contempo, per reperire quei fondi necessari al restauro.

Grazie al buon lavoro svolto oggi numerosi enti pubblici e privati collaborano con essa e partecipano attivamente con finanziamenti per completare il lavoro di recupero. Nel corso di questi anni sono stati restaurati numerosi settori della fortezza, alcuni interventi sono in corso
e altri sono previsti a breve termine.

Il forte di Fenestrelle rappresenta oggigiorno, con le migliaia di turisti che ogni anno lo visitano, uno dei siti di maggior interesse storico presenti nel territorio.

LA VERITÁ STORICA SUI PRIGIONIERI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE CONDOTTI A  FENESTRELLE

A volte, visitando la fortezza, qualche turista si chiede perché la guida non parla dei prigionieri del Regno delle Due Sicilie catturati dai garibaldini e condotti come prigionieri di guerra nel 1860 a Fenestrelle.

Il motivo è che, nella storia del forte, si tratta di un episodio di scarso rilievo, farcito in seguito da elementi di pura fantasia, dato che non è affatto avvenuto quanto alcuni gruppi di pseudo nostalgici proferiscono attraverso certi siti internet.

Si tratta di caso emblematico, basato sulla mala fede, sfruttato in chiave revanscista con malcelati fini politici.

Secondo una storiografia settaria e priva di ogni fonte documentaria, ma basata solo su illazioni, sono stati condotti a Fenestrelle migliaia di soldati, catturati all’epoca della battaglia del Volturno e degli assedi di Capua e Gaeta. Secondo i fautori di queste tesi, furono trattati in modo inumano, fatti morire di sevizie e di stenti per poi sciogliere i loro corpi nella calce viva. A prescindere da un dato di natura scientifica dove si evince che la calce viva non scioglie affatto un corpo ma ne corrode lo strato superficiale e poi lo conserva da ulteriori disfacimenti diventandone il sarcofago. Anche i documenti rinvenuti, in più copie, presso l’Archivio di Stato di Torino, smentiscono senz’ombra di dubbio quanto viene macchinosamente detto da coloro che definiscono il Forte di Fenestrelle usando il termine dispregiativo di “Lager dei Savoia”. ( In alcuni farneticanti siti internet il forte di Fenestrelle viene addirittura indicato con il termine di “Campo di sterminio”.)

I fatti, nella realtà, così si svolsero: nei primi giorni di novembre 1860 giunsero a Fenestrelle 1189 soldati borbonici nella condizione di prigionieri di guerra. Erano stremati per aver percorso a piedi il tratto stradale Pinerolo-Fenestrelle; il comandante del forte ordinò di somministrare subito una doppia razione di minestrone e, siccome i loro abiti erano laceri e inadatti al clima freddo del luogo, furono rivestiti con gli spessi abiti di panno dei piemontesi. Furono tutti registrati e coloro che denotavano chiari segni di malattia furono curati o inviati a Pinerolo o a Torino (a Torino furono inviati 20 soldati sifilitici e a Pinerolo altri militari con la congiuntivite). Il giorno 20 del mese iniziò un forma di addestramento e il 9 dicembre tutti quanti lasciarono il forte per essere inseriti nel nascente Esercito del Regno d’Italia.

In quel mese di “prigionia” vi furono quattro decessi dovuti a cause naturali, dopo che i quattro sventurati furono curati regolarmente presso l’ospedale del forte (la produzione dei documenti che smorzano con delle prove ineluttabili gli innumerevoli chiacchiericci e false accuse sulla vicenda dei “prigionieri borbonici a Fenestrelle” è dovuta alla meticolosa ricerca dei dottori in Giurisprudenza Juri Bossuto e Luca Costanzo avvenuta in seguito a dei loro studi sul sistema carcerario sabaudo. Successivamente si sono aggiunte le indagini condotte dal prof. Alessandro Barbero che hanno definitivamente chiuso, almeno storicamente, le polemiche nate attorno alla vicenda) . Alcuni soldati (i più anziani) invece vennero inviati all’arsenale di Pinerolo in modo da poterli ricongiungere alle loro famiglie giunte dal Meridione.

Dopo alcune settimane di esercitazioni quei militari, ex borbonici ed ora appartenenti all’Esercito italiano, furono inviati e inseriti nei nuovi battaglioni di appartenenza (dai Carabinieri agli Ussari) prendendo stanza in caserme del Piemonte.

Ciò che fa del male alla Storia sono tutte le fandonie che vengono” inventate” senza uno straccio di prova documentale; se le persone che chiamano il Forte di Fenestrelle “Il lager dei Savoia” se non addirittura “campo di sterminio” venissero a vedere capirebbero che quanto da loro vaneggiato è anche logisticamente impossibile: un forte costruito per ospitare 3000 soldati come avrà fatto ad incarcerarne migliaia e migliaia come dicono loro? Poi c’é la grande bufala dello scioglimento dei cadaveri nelle “grandi vasche”.

Si tiene a precisare che tutte le fortezze settecentesche hanno la “morgue” la cui funzione era seppellirvi i cadaveri dei soldati caduti in combattimento, non essendovi il tempo per seppellirli; in una stanza si conservava della calce per coprire i cadaveri una volta nella fossa, per evitare il propagarsi di epidemie. Però queste famigerate “vasche di sterminio” (come dicono alcuni siti) sono delle fosse interrate di dimensioni ridotte. Quella del forte di Fenestrelle è una stanzetta di circa 4x4metri. Mi dica qualcuno come hanno fatto a fare stare tutte le “migliaia” di soldati “orribilmente trucidati”?

Madre natura ci ha forniti della capacità di comprendere, evidentemente non tutti la usano a dovere!

Per quanto riguarda i documenti rinvenuti in Archivio di Stato che raccontano come si sono svolti i fatti, qualcuno dice: «la Storia la scrivono solo i vincitori»; in effetti a volte è vero, ma sta agli storici capire dove sta la verità. Nel caso dei prigionieri borbonici condotti a Fenestrelle, non si parla di belle relazioncine scritte a fine evento dove la verità e un po’ fugace, ma di documenti di lavoro tratti da svariate fonti che forniscono prove e controprove, scritti per risolvere problemi contingenti, quindi storicamente accettabili. Pertanto si può concludere questo scritto dicendo che ci vorrebbe un po’ più di buona fede e aprire dei confronti senza preconcetti.